martedì 18 novembre 2008

martedì 14 ottobre 2008

Revelations

Gli Judas Priest sono sicuramente uno dei gruppi più tecnicamente dotati della scena metal mondiale, pur senza presentare nulla di veramente nuovo o originale: semplicemente fanno bene il loro metal, o per meglio dire heavy metal: personale pur se canonico, con, però, un cantante molto abile nel canto e nell'interpretazione del testo.
Rob Halford ha più volte dimostrato le sue qualità canore, ma è soprattutto in Nostradamus, doppio album dei Judas uscito proprio in questo anno solare 2008, che dimostra appieno tutta la sua gamma vocale, spaziando dal metal, al melodico, al lirico: già, proprio al lirico! Ma andiamo con ordine.
La prima volta che ho sentito una canzone tratta da Nostradamus è stata alla sintesi televisiva del Gods of Metal trasmessa da All Music: Halford saliva sul palco travestito come un alto porporato e portando soprattutto tutto il suo carisma di showman, con quella voce calda e profonda intonando le note di Dawn of creation e quindi di Prophecy, l'inizio del loro album tributo al misterioso Nostradamus.
Proprio qui sta la chiave di questo lungo concept album: è difficile, quasi impossibile, staccare una canzone dal resto del corpo, non solo per non perdersi il racconto vocale dei Judas, ma anche lo stesso racconto musicale. Le tracce sono spesso una la continuazione di quella precedente, creando così un legame che trasporta l'ascoltatore in un percorso musicale nei fatti completo, pur se restando di base metal. Per cui in Nostradamus si va, come detto, dal metal più classico, senza dimenticare passaggi per il progressive o per l'elettronica (alcuni passaggi sembrano usciti fuori dai migliori Muse - vedi ad esempio in Revelations), fin quasi al symphonic metal, o forse si dovrebbe parlare di una sorta di liric metal.
La passione per Nostradamus, per la musica, per il rock e il metal: è tutto questo e molto altro il Nostradamus dei Judas Priest, e presenta anche una curiosità interessante per noi italiani. In Pestilence and plague Halford canta il ritornello in italiano, con un lieve accento spagnoleggiante.
In definitiva Nostradamus è una grande opera musicale, da classificare come heavy metal perché questo è, per fortuna, il suo background, ma che comunque resta un lavoro da ascoltare assolutamente.

venerdì 26 settembre 2008

Chuck Palahniuk in libreria

Il buon Chuck e un istruttivo giro in libreria:

lunedì 2 giugno 2008

Gomorra


Distrutta in Genesi 19, insieme alla più famosa Sodoma, Gomorra è una delle città distrutte da Dio a causa della corruzione dei suoi abitanti. Il titolo dell'inchiesta giornalistica di Saviano sulla camorra e sui suoi rapporti con Napoli e la politica italiana e napoletana non poteva quindi essere più opportuno.
Saviano racconta di come la camorra sia in affari con le locali comunità extracomunitarie, come sia implicata negli affari dell'alta moda e dell'alta finanza, come sia collegata con il problema della spazzatura nel capoluogo campano. Strettamente parlando Saviano non dice nulla di nuovo, raccogliendo in molte parti del suo libro atti giudiziari, inchieste giornalistiche, aggiungendo, comunque, testimonianze di prima mano: certamente l'importante era ed è tutt'ora parlarne, non lasciare che le attività criminali di mafia, camorra, 'ndrangheta in generale vengano dimenticate.
Il successo del libro di Saviano ha, poi, dato origine ad una vera e propria opera multimediale: prima di tutto un'opera teatrale, partita il 29 ottobre 2007 dal Teatro Mercadante di Napoli, diretta da Mario Gelardi, quindi un film di Matteo Garrone, uscito a metà maggio.
Mentre l'opera teatrale sembra, almeno guardando alcuni video su youtube, più coerente al libro di Saviano (viene infatti rappresentato lo stesso autore nel corso delle sue ricerche sul campo), il film di Garrone punta l'attenzione sulla guerra tra gli scissionisti di Secondigliano e il clan di Di Lauro, fotografata ai suoi inizi. In una situazione così tesa e violenta, il film si concentra sulle storie di alcuni protagonisti dell'epoca, vittime piuttosto che carnefici, tutti o destinati alla morte, o ad essere psicologicamente schiacciati dai clan napoletani. A questa situazione viene anche aggiunta, e in un certo senso anche ampliata rispetto al libro, la questione spazzatura: guardando il film si ha la sensazione che la camorra abbia sfruttato le difficoltà di gestione dell'immondizia campana da parte dei politici per far diventare Napoli la pattumiera d'Italia!
Alla forza d'urto della storia, ad una sceneggiatura dura che non rinuncia anche ad alcune scene cruente (come la strage nel beauty center all'inizio del film), viene abbinata un'ottima regia, con le scene girate come in un documentario, con camera a spalla. La stessa fotografia non fa altro che aumentare la sensazione di tensione ed oppressione che grava sulla città e sulle zone limitrofe.
Per chi ha letto il libro, troverà molte delle descrizioni di Saviano, per chi non lo ha letto, potrebbe essere un ottimo spunto per acquistarlo. Per tutti un consiglio ulteriore di lettura: il ciclo di tre romanzi incentrato sul personaggio di Fabio Montale scritti dal grandissimo Jean-Claude Izzo, ambientati in quel di Marsiglia, una sorta di Napoli della Francia del sud.

giovedì 22 maggio 2008

It's a women's world















Ogni evento o presenza nella nostra realtà è frutto di memorie ed epoche precedenti.




Immaginiamo le grandi battaglie, legrandi scoperte e tutti gli altri eventi interamente teorizzati ed applicati dalle donne.




Come sarebbe oggi il nostro mondo con le donne al potere?




Vi offro qualche immagine divertente per farvi un idea!!!!!

venerdì 9 maggio 2008

I cento passi (scena finale)

Il 9 Maggio del 1978 veniva ucciso dalla mafia Peppino Impastato. Il bel film di Tullio Giordana, I cento passi, ne ripercorre la lotta e l'impegno civile. Ecco a voi la scena finale del film:



Non lasciamo che l'oblio cada sulle vittime di una lotta che semplicemente sembra impari...

P.S.: Oggi, a Cinisi, una nuova manifestazione antimafia in onore di Peppino Impastato.

Stipaturi Network:
30 anni fa: una morte come un pugno
9 Maggio 1978: senza titolo

venerdì 7 marzo 2008

L'arte moderna

L'arte moderna è arte o è una colossale strunzata?
A questo ormai classico dilemma il vice-portiere aggiunto del palazzo del professore Bellavista propone un'arguta ipotesi!



Condivido la sua critica, e voi?
Dite la vostra con un commento.
frank.sinutra

venerdì 8 febbraio 2008

Arancia meccanica


Mi sembra giusto che, in un blog che cerca di occuparsi di musica, cinema, attualità, ci sia la recensione di un piccolo capolavoro moderno. E mi sembra anche giusto che a fare tale recensione sia il Vostro Umile Narratore, che poi sarei io, che di ritorno da Milano per Cosenza per passare un paio di giorni di riposo dalle attività scolastiche seregnesi (vedi i miei post su DropSea), ha finito di leggere l'Arancia Meccanica di Burgess, e non già di vedere l'omonimo film di Kubrik.
Che poi le differenze, a detta dell'autore (l'edizione Einaudi contiene oltre al romanzo, che ha un capitolo in più rispetto alla prima edizione originale, anche un intervento di Burgess sul film di Kubrik e un'intervista a Kubrik stesso) e dello stesso regista non sono poi così tante, se si eccettuano alcuni cambiamenti in fase di stesura della sceneggiatura che, come spiega Kubrik nell'intervista, sono stati necessari per rendere più chiaro il punto i vista di Burgess, altrimenti non possibile con una pedissequa rappresentazione cinematografica del romanzo. Altro cambiamento importante è l'esclusione dell'ultimo, rassicurante capitolo, aggiunto successivamente probabilmente su pressione dell'editore, e qui si può tranquillamente essere d'accordo con il geniale regista. Ma andiamo con ordine e parliamo del romanzo.
Uno degli equivoci cui Arancia meccanica (anche il film) è andato incontro è la rappresentazione della violenza fine a se stessa. Tale rappresentazione è, però, ai fini narrativi, assolutamente necessaria, perché l'opera letteraria può essere fruita completamente solo se si chiariscono i punti cardine nel suo complesso, e non estrapolando ciò che fa più comodo al critico di turno. Nella prima parte viene, in effetti, narrata una escalation di violenza che porta Alex, il narratore nonché protagonista della vicenda, nelle patrie galere britanniche. Alex e la sua banda (i suoi soma), scorrazzano per la città picchiando a sangue, distruggendo ciò che incontrano, per il solo gusto di farlo, giovani teppisti di una società in continuo mutamento, e Burgess è così abile nel descrivere i loro comportamenti eccessivi che si è naturalmente portati a desiderare per i giovani protagonisti tutto il male possibile. In pratica questa prima parte è una fotografia della società così come è ancora oggi in molte grandi metropoli dell'occidente civilizzato.
La seconda parte narra delle peripezie di Alex nella prigione, dai suoi tentativi di sfuggire alle sodomie dei compagni di cella fino all'ultimo caso di violenza che ha portato alla morte di un altro carcerato, malmenato a sangue da Alex e compagni. Alla fine, come già per l'omicidio della vecchia che alla fine della prima parte portò Alex in prigione, anche in questo caso i suoi compagni di cella lo tradiscono, lo lasciano solo al suo destino. In questo senso questa prima fase della vita carceraria di Alex è abbastanza tipica di ogni carcerato: basta leggere i romanzi e la biografia di Edward Bunker (esempio lampante è sicuramente Cane mangia cane), che rappresenta una società che non vuole assorbire in essa tutti coloro che hanno scontato con responsabilità i loro carichi pendenti nei confronti della collettività (so che quello che ho scritto è fin troppo sintetico, ma mi riservo di parlarvi di Bunker in futuro, qui o su DropSea). La seconda fase della vita carceraria è, in pratica, il lavaggio del suo povero cervello. Negli anni in cui A Clockwork Orange (titolo originale dell'opera) venne concepito, si stava facendo largo l'idea di proporre il lavaggio del cervello per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Burgess, in risposta a tale idea, concepisce, scrive e pubblica le avventure di Alex, che nelle ultime due settimane di detenzione viene sottoposto ad una tecnica rivoluzionaria: la somministrazione di un mix chimico che lo costringe ad avere rigetto fisico nei confronti della violenza e di tutto ciò che la sua mente associa alla violenza, su tutto la sua amata musica classica, da Ludvig van a Mozart e passando per Bach!
Viene così restituito al mondo, nella terza parte, un Alex non già mondato e rinato a nuova vita, ma inibito nelle sue pulsioni, impossibilitato a difendersi da una torma di vecchietti che lo assale nella biblioteca pubblica, o dai suoi ex-compagni di pestaggio ormai diventati poliziotti. Trova salvezza nella casa di un uomo cui, a suo tempo, violentò la moglie (opportunamente coperto da una maschera), e che alla fine lo presenta ad alcuni amici che lo useranno per i loro fini politici. Ed alla fine il fatto che Alex, così come i suoi compagni di violenze, sia una pedina nel gioco politico del potere è non solo una delle chiavi di lettura del romanzo, ma probabilmente anche la più importante. In pratica Alex è veramente libero solo nella prima parte del romanzo, quando la sua pur discutibile scelta di violenza è comunque di Alex e soltanto sua. Dall'omicidio della vecchia in poi il ragazzo, nel romanzo un quindicenne, non è più libero, prima perché in prigione, poi perché con il miraggio della libertà fisica, viene privato di quella di scelta, ed infine perché il suo ritorno alla violenza (come si legge nel debole capitolo conclusivo, aggiunto successivamente, come già detto) è in pratica dovuto a quello stesso Governo che lo aveva chimicamente lobotomizzato.
In conclusione un bel romanzo, che come spesso capita a tutti i bei romanzi, non viene compreso appieno e si punta l'attenzione solo su alcuni aspetti marginali, che in realtà sono necessari solo per chiarire il più ampio discorso sulla libertà individuale di scegliere il proprio destino. Una libertà che dovremmo dare a tutti.

lunedì 28 gennaio 2008

AIN' T IT LOVE?


Finalmente la televisione torna a far commuovere!!!!!!!!!!
Era dai tempi di Carramba che non assistevamo ad una scena così straziante.
Immaginate Celentano e Claudia Mori, in sottofondo, che cantano "Buonasera dottore".
Il cavaliere insegna che nella vita, come nell'amore bisogna avere Fede.

giovedì 17 gennaio 2008

Dalla commedia italiana alla commedia standard


In un post precedente ho voluto ricordare la figura del mitico Albertone, che insieme ad altri grandi ed inarrivabili come Totò, Fabrizi, Anna Magnani, Ugo Tognazzi, Gasman ecc... hanno portato nel mondo la commedia italiana, lasciando un segno indelebile nella storia d' italia del dopoguerra.
Oggi molti critici ( e non solo loro!!! ) si chiedono il motivo per cui il cinema italiano non riesca ad uscire da questa fase di stallo, quando in passato il cinema tricolore era, in alcune sue componenti, addirittura invidiato da molti ad Hollywood.
E' innegabile che artisti del calibro dei sopracitati non ce ne sono più ma credo che ci siano anche altri motivi e spero che molti di voi siano d'accordo con me.

- I personaggi: prima i personaggi e le sceneggiature erano più originali. I protagonisti erano impiegati, calzolai, gente del popolo che vive sbarcando il lunario e che riesce a trasmettere allo spettatore tutta la sua umanità e fragilità.

Con l' avvento dei Vanzina tutto ciò e svanito, nasce la commedia standard: un milanese e un romano (sembra una barzelletta) rispettivamente imprenditore e conte che decidono di passare le vacanze in una località lussuosa, nell' albergo con i copriwater dorati e danno vita al solito scambio di moglie/segretaria sempre con i soliti equivoci, sempre con le stessse scene, smpre il solito tormentone, parolacce come se piovesse e battute trite e ritrite.
Questi film fanno strage ai botteghini! Qual è il segreto? Dato che la formula è vecchia si aggiungono sempre più veline, letterine e bagagline.
Come fanno i trailer? Facile nel trailer compaiono solo le immagini diverse dal film precedente, il resto è tutto uguale.


Ovviamente tra l'epoca d'oro di Cinecittà e i giorni nostri molte sono state le commedie che hanno segnato un cult.

L' unico che ai giorni nostri riesce a farci commuover e ridere come nessun altro è Roberto Benigni.

Un lampo nel firmamento della commedia lo aveva dato anche " il ciclone" di Pieraccioni spiace che non sia riuscito a bissare quel successo.


Pensavate che mi ero dimenticato di Carlo Verdone eh?
L' esordio di Verdone patrocinato da Sergio Leone con musiche di Ennio Morricone non poteva che essere un successo che è durato per molto tempo.
Solo a metà degli anni novanta alcuni film come "sono pazzo d' Iris Blond" , " gallo cedrone", "c'era un cinese in coma" (2000) possono considerarsi dei mezzi flop, ottimamente controbilanciati da "viaggi di nozze" che proponeva la formula verdoniana del triplo protagonista ma con rilettura in chiave moderna.

lunedì 14 gennaio 2008

Ma esiste davvero?


Mi hanno detto che ha partecipato all' isola dei famosi, vi giuro , mi sono pentito di non avere seguito questa edizione!!!!!!
Spesso cerchiamo di immaginare come possa essere la donna ideale, ebbene io l' avevo immaginata ed era proprio così!
Corrisponde in tutte le sue caratteristiche alla donna dei miei sogni.
Stessi occhi, stesso viso, stessi capelli, labbra......tutto .
Il fatto che io l' immaginassi così com'è davvero mi crea qualche dubbio.....devo pagare il copyright ai genitori?


Era solo un breve shock che non distoglie l'attenzione sull' argomento del mese che è il cinema.
Nell' ultima edizione dei Golden Globe svolta a Los Angeles ( saggia decisione evitare passerelle inutili di vips per non rendere lunga e tediosa la premiazione) un altro italiano è stato premiato per le colonne sonore. E' una categoria che ci vede spesso primeggiare!
Il globe è andato a Dario Marianelli per le musiche del film Espiazione.
Marianelli era già stato nominato all' oscar l' anno passato per le musiche di Orgoglio e Pregiudizio.

lunedì 7 gennaio 2008

Albertone


Bentornati dalle vacanze, lo so ho trascurato un pò il blog ma d'altra parte sapete bene come sono le ferie.......
Vorrei dedicare il primo post del nuovo anno al cinema ed in particolare ad un attore straordinario.
Chi di voi non ha mai visto un film di Alberto Sordi?
L' ho definito solo attore, ma in realtà è stato anche regista, doppiatore e cantante.
Il suo nome appare accanto a più di un centinaio di film, secondo solo al grande Totò.
Tranquilli...... non starò qui a elencarvi l'intera carriera, ma vorrei parlarvi delle qualità uniche che lo hanno contraddistinto e lo hanno reso un vero "maestro".
1) Espressività: il volto di Albertone bastava a esprimere qualsiasi stato d'animo. Chiaro e diretto!
2) Fragilità: il personaggio tipico agiva con una sorta di doppia personalità, di fronte a qualsiasi circostanza si mostrava audace e cinico in presenza di altri (soprattutto di qualche bella donna) ma trovandosi poi da solo era solito piangersi addosso. Solo lui era capace di far suscitare tenerezza al pubblico nei confronti di un personaggio che con questa viltà sarebbe altrimenti giudicato squallido.
3) Mimica del corpo : Una discreta capacità di ballo accompagnata di solito da una canzone in inglese maccheronico sono i colpi che servono al personaggio di alberto per conquistare pubblico e scena.
4) Romanità e tempi comici : un mix di elementi che lo rende praticamente inarrivabile.
5) Sensibilità e professionalità.

Molti attori hanno successivamente sfruttato questi elementi e molte espressioni di Sordi per accattivarsi una buona fetta di pubblico.
Christian De Sica ad esempio ha usato e usa molte espressioni del grande Albertone.
Memorabile anche l' imitazione di Max Tortora che è servita molto al comico come trampolino di lancio.
Storica la scena del film "un americano a Roma " in cui il giovane Nando Moriconi snobba e poi divora un piatto di maccheroni.
Nel film CommediaSexy Paolo Bonolis all' esordio come attore si rifugia nel personaggio tipico di Sordi.

Per chi vuole scoprire il grande Alberto consiglio questi film:
Un americano a Roma
Un giorno in pretura
Il marchese del Grillo
In viaggio con papà
Le vacanze intelligenti
Il vigile